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Dispositivo di pedagogia del progetto,
inserzione/intervento : il DPP i/i

Dispositivo ideato e messo in pratica
da A. Couëdel .

 

 Il Dispositivo di pedagogia del progetto presentato qui di seguito si iscrive in una dimensione decisamente politica. Radicato in un contesto specifico – il Centro Universitario Sperimentale di Vincennes - Paris 8 - è attuato da autori-attori, da studenti i cui interventi sociali sono al di fuori dello spazio chiuso dei corsi. Questo dispositivo è stato ideato da A. Couëdel* – insegnante – e dai suoi allievi negli anni 70, per creare un luogo di parola, dove le conoscenze degli uni e degli altri potessero interagire, formarsi, sperimentate, e far nascere nuovi percorsi. In effetti si è trattato di inventare una pedagogia dell’azione, sviluppando una coscienza critica, invitando all’innovazione, alla ricerca e alla creazione.

  Si tratta di un dispositivo di ricerca/azione partecipativa, il cui senso, prendendo a prestito le parole di Paulo Freire, è : « Trasformare il mondo trasformando sé stessi.” E’ interagendo con l’ambiente che si acquisisce la lingua, condizione sine qua non per inserirsi ed agire.

 Questo dispositivo si basa su una specifica architettura che combina il contributo dei Gruppi-Progetto (GP), piccoli gruppi di 4-6 persone, e del Grande Gruppo (GG). E’ il va e vieni tra i sotto-gruppi e il Grande Gruppo che arricchisce le interazioni. L’obiettivo del Grande Gruppo in seduta plenaria é di servire da cornice alle sintesi esplicitate dai Gruppi-Progetto, alla valutazione, alla critica, all’esercizio della presa di parola in pubblico, all’auto-correzione, alla pratica del dibattito sulle questioni di attualità. La ritualizzazione GG/GP/GG serve da riferimento spazio-temporale e gioca un ruolo essenziale nella strutturazione del complesso insieme.

  Perché il dispositivo si assesti e che i Gruppi-Progetto si stabilizzino e si autogestiscano, sono necessari da 2 a 3 incontri. Di solito Annie Couëdel, che utilizza il dispositivo nell’insegnamento della lingua seconda, consacra il primo corso del semestre spiegando il dispositivo e come funziona, la natura dei progetti da realizzare e le regole sociali minime da rispettare I tavoli sono disposti in cerchio, l’insegnante e gli “anziani“ presentano i progetti realizzati in precedenza o che sono in procinto di realizzarsi. Poi i partecipanti si dispongono in sottogruppi aleatori per far emergere dei nuovi progetti. Dopo due ore di discussione, ci si ritrova di nuovo tutti assieme nel grande gruppo per presentarsi, condividere le idee e i progetti immaginati o sognati. Questa prima seduta è cruciale per la preparazione del dispositivo.

 Durante tutto il semestre la ripetizione del rituale GG/GP/GG sarà rispettata.
La prima ora è riservata al forum (GG). E’ un momento apprezzato dai partecipanti perché possono prendere la parola in pubblico, difendere il loro punto di vista e perché l’informazione circola in maniera formidabile così come il confronto di idee. Spesso è difficile interrompere il forum. In seguito i Gruppi-Progetto hanno a disposizione tre ore in cui possono lavorare dove meglio credono, nella buvette o all’esterno se ciò è necessario al loro progetto. I GP si ritrovano poi con l’insegnante nel plenum a fine giornata per fare una sintesi di ciò che è successo nei loro gruppi, riferire su come avanza il progetto, sulle difficoltà incontrate. Come già detto questa ritualizzazione GG/GP/GG è indispensabile alla coesione del GG e dei GP ed ha un ruolo essenziale nella strutturazione di questo complesso insieme. “Ogni progetto educativo esprime necessariamente una posizione politica e suppone delle scelte, delle opzioni, la traduzione di una visione del mondo, e, di conseguenza di un progetto di società(…). Il pedagogico è indissociabile dal politico”*
E’ in questa cornice che sono messe alla prova del senso le regole della morale sociale come l’ascolto, il rispetto dell’altro e della diversità, la cooperazione, la puntualità, la costanza, la responsabilità individuale e collettiva senza le quali la realizzazione dei progetti è votata al fallimento. Volendo caratterizzare questo dispositivo, possiamo utilizzare l’espressione di uno studente del corso: “Libertà guidata”.

I progetti

 Il progetto è l’espressione dell’iniziativa presa dai partecipanti stessi sotto l’impulso dell’insegnante che mira a limitare il più possibile le sue interferenze nel processo. Sono gli studenti che scelgono e definiscono i loro progetti prestandosi volentieri al motto del corso: Siamo realisti, incamminiamoci verso l’impossibile !* Gli studenti si costituiscono in gruppi-progetto che lavoreranno autonomamente fino alla fine del semestre.

 Gli incontri nel GG permettono di fare il punto, d’analizzare i problemi riscontrati, le strategie di intervento utilizzate, le ragioni di un fallimento o della riuscita. Il GG si riunisce all’inizio e alla fine della giornata*.

 Gli studenti scrivono "au fil de la plume" un diario di bordo che consegnano ogni settimana, destinato solamente all’insegnante. Il diario permette loro di riflettere sulla pratica, sul ruolo che hanno nel gruppo, permette di analizzare le ragioni che frenano o fanno avanzare il progetto. D’altro canto il diario dà all’insegnante delle informazioni preziose sull’evoluzione dei progetti e permette di avere una visione globale su cosa succede nei gruppi e di intervenire si sente veramente la necessità

 E’ attraverso il gruppo che si apprende e che si mettono in pratica le regole della morale sociale. Quando cominciano gli atelier di “ideazione e realizzazione dei progetti”, all’inizio del semestre, sono enunciati i principi già citati precedentemente, che gli studenti dovranno rispettare. Gli studenti vi si conformeranno progressivamente poiché questi principi, queste regole saranno messi alla prova del senso: quando un gruppo si è impegnato nella realizzazione di un progetto comune, l’assenteismo, la mancanza di attenzione verso la parola dell’altro, il non rispetto degli impegni possono comprometterne l’esito. Le regole non funzionano più come formule magiche, ma come valori democratici che strutturano e garantiscono il poter-fare-insieme.

  Durante i corsi teorici, Pedagogia del progetto: inserzione/intervento. Acquisire una seconda lingua, che precedono gli ateliers, gli studenti analizzano cosa succede nel loro gruppo-progetto e nelle sedute plenarie. Lavorano su alcuni testi per chiarire con elementi teorici il dispositivo. Questi testi trattano soprattutto di psicologia, principalmente Bruner, di sociologia, di psicologia sociale - Clément e Hamers -, di linguistica con Klein, ma anche di testi che abbordano l’interculturalità, l’antropologia del progetto (Bautinet), le teorie dell’apprendimento, principalmente il sociocostruttivismo con Vygostsky.

 Il gruppo di lavoro e di scambio GG ha per obiettivo principale lo studio della lingua nel contesto di una pratica sociale libera e critica. E’ attraverso l’educazione come atto politico e la “coscientizzazione” che l’uomo potrà trasformare la realtà, la sua realtà.
Come dice a giusto titolo Paulo Freire, “la parola è sempre l’unità dialettica tra azione e riflessione , tra pratica e teoria, l’educatore (l’animatore n.d.r), non é al servizio di una “scienza neutra” e di una pedagogia apolitica, ma di una prassi per la trasformazione sociale.”

 Annie Couëdel termina uno dei suoi articoli scrivendo: “Quello che colpisce è la straordinaria proliferazione di progetti nel tempo e i legami che sono stati tessuti nel mondo . Ho parlato altrove del rizoma nel senso che lo intende Gilles Deleuze. Quello che realizziamo si sviluppa in maniera imprevedibile e sotterranea e dà dei prolungamenti e delle rinascite inattese, qui e là, in Francia e altrove. Chi avrebbe mai pensato che questo dispositivo avrebbe un giorno generato una ONG. Noi restiamo fedeli al nostro motto: Siamo realisti, incamminiamoci verso l’impossibile”.

Francesca Machado

 

 

 

 

 

 

 

 


* Couëdel, A. (1981) “Vivre la langue. De la communication à la langue"”, Champs éducatifs n°3. Actes du 2ème colloque international organisé par le G.R.A.L.,Groupe de recherche sur l’acquisition des Langues, de Paris 25-27 avril 1980.
Voir également l’entretien d’Annie Couëdel avec Sabrina Ben Karich

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* “ Tout projet éducatif exprime nécessairement une position politique et suppose des choix, des options, la traduction d’une vision du monde, et, par conséquent d’un projet de société (…). Le pédagogique est indissociable du politique ”. Ardoino J. Education et politique, Bordas (1977)

 

 

 

* « Soyons réalistes, entreprenons l’impossible »

 

 

* incontri durano 6 ore consecutive una volta la settimana per un semestre di 13 settimane.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Liberamente tratto e tradotto da due articoli in lingua francese di Annie Couëdel:

- Entretien d’Annie Couëdel avec Sabrina Ben Karich, étudiante en Master I de Sciences de l’éducation, sur le Dispositif de Pédagogie de Projet : intervention/insertion (DPP : i/i)

- Une pédagogie interculturelle de transformation sociale, Nicole Blondeau et Annie Couëdel,
Maîtres de conférences en Sciences de l’éducation Université de Paris 8 : 22.02.08